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I girasoli di Lara
(The Lara's sunflowers)
NOTA DELL’AUTORE
Viaggiare è sempre stata la mia più grande passione, e quando ho potuto, con la
bicicletta o a piedi, sono andato in giro per fare scampagnate o per effettuare picnic
con gli amici o con la scuola!
Poi, con l’età e la progressiva possibilità economica, si tentavano viaggi più lontani
e più impegnativi.
Ma l’Europa e i Paesi extraeuropei restavano il sogno più desiderato, rinviando
l’Italia a momenti successivi, essendo essa la nostra casa, nella quale ti trovavi
continuamente!
E così, iniziai le mie scorribande, attraverso i meravigliosi luoghi sognati da
bambino: la Francia, la Spagna, la Russia, l’Asia, gli U.S.A.! E con i viaggi,
inseguivo anche i mie sogni d’amore, con ragazze che apparivano più romantiche e
affascinanti! E sullo sfondo, la nostra inesperta, insufficiente ma bella giovinezza!
I miei viaggi si sono sviluppati attraverso un lunghissimo arco di tempo, un poco
come la mia vita, e continuano ancora! L’Europa, l’Asia, l’Africa, gli Stati Uniti, i
Caraibi non sono più un miraggio e un mistero!
Essi hanno lasciato in me un profumo incancellabile per i ricordi e le sensazioni, per
il piacere, le avventure e la cultura dei loro siti meravigliosi ma anche e soprattutto,
per i grandi amori vissuti che, come direbbe il nostro Sommo Dante, “Ancor non
m’abbandona”.
Questo libro è un lavoro autobiografico, ma è anche un racconto vario, attraente,
avventuroso e affascinante che, io credo, arricchisce la mente, il cuore e la fantasia
del lettore, che può essere avvolto dalla bellezza avvincente del paesaggio e dei
luoghi storici, artistici e archeologici visitati.
E’ anche un documento sulla vita, sui costumi, sulle radici ambientali e culturali dei
popoli visitati.
Il libro va letto con l’animo poetico, romantico e sentimentale, con il profumo e il
piacere del lettore sempre giovane, calandosi in tutte le suggestioni provate in questi
viaggi!
Esso non è una guida turistica, come tante e più documentate. E’ un magnifico
racconto, ricco di sensazioni, avventure, piacere, amori e cultura!
E tutti gli avvenimenti narrati e le esperienze amorose provate sono certi al cento per
cento, perché vissuti in prima persona! Tuttavia, per motivi di opportunità, per
alcuni protagonisti, specialmente per le storie sentimentali, ho preferito far uso di
nomi di fantasia!
Tutte le notizie sui luoghi, sugli itinerari, sulle date, sulle storie romantiche e tutte le
foto presenti in questo libro, sono state prese dal mio archivio personale di viaggio,
vera è propria biblioteca!
Un affettuoso ringraziamento va, innanzitutto, a mia figlia Anna, che,
instancabilmente, ha battuto col computer il presente lavoro per il suo papà!
Ringrazio, infine, tutti coloro che hanno collaborato per la realizzazione di questa
splendida opera, specialmente l’amico Francesco Vettone, che ha curato con
competenza l’impaginazione e gli aspetti tecnici del volume.
E’ possibile riprodurre brani parziali della presente pubblicazione, purchè si citi la
fonte.
PREFAZIONE
di Lucia Stendardo
Sigismondo Sorgente, che conobbi negli anni ’80-’90, nei quali diressi la Direzione
Didattica presso cui egli insegnava, mi ha proposto di leggere un suo lavoro e di
redigere una prefazione. Ho accettato di buon grado e, a lettura ultimata, ho
ritenuto di domandargli se il suo obiettivo fosse quello di pubblicare un’opera
letteraria o più semplicemente un diario delle sue esperienze turistiche e
sentimentali. La sua risposta è stata chiara ed immediata: “Nessuna ambizione o
velleità letteraria: solo il piacere di ricordare i miei vissuti a me stesso e ad un
eventuale lettore, comunicandogli la bellezza del viaggiare e dell’amore.”
In tutta serenità mi accingo dunque a redigere la prefazione, mettendo in risalto
innanzitutto la tenerezza che suscita il giovane maestro supplente che, negli anni
’60, con le sue parche risorse economiche, parte fiero e gagliardo, a bordo della
sua “500”, alla scoperta di paesi e città europei e ne ammira commosso le bellezze
paesaggistiche, le consuetudini di vita sociale, in un resoconto minuzioso, con date e
orari di partenze e di arrivi. Alla sua sete di conoscenze geografiche si associano
interessi congeniali alla sua naturale vocazione... sensibile, perchè no? alle bellezze
straniere in carne ed ossa, disponibili all’amore intravisto duraturo, unico ed
irripetibile, che dà l’ebrezza dei baci appassionati, degli abbracci sconvolgenti,
delle passioni irrefrenabili... Amori destinati ad una inevitabile fine, dovuta talvolta
ad eventi familiari luttuosi, ma soprattutto a motivi di lavoro, avendo il supplente
conseguito la nomina in ruolo nella sua provincia casertana.
Struggenti ricordi lo assillano, ripensando alle frasi rivolte alla coppia che, in un
capodanno romeno, balla avvinta sotto una nuvola di coriandoli, tra il tintinnio
delle coppe di spumante, nei ripetuti brindisi di mezzanotte: “Un amore come il
vostro si legge solo nelle fiabe... siete i protagonisti della vostra felicità... inverate il
miracolo dell’Amore!” . L’amore assume per Sigismondo una valenza cosmica,
vissuta all’unisono con l’intero universo, sotto il brillio delle stelle, palpitanti come
il suo cuore..., con “presentimenti di eternità che è gioia, ma anche dolore, che
inchioda l’essere al tempo finito” per dirla con Simone Weill.
Tale intensità di sentimenti consente di soprassedere ai vari “incidenti di percorso o
errori giovanili” che eticamente non riesco a condividere (febbre o non febbre... – e
il lettore scoprirà il non detto -) così come non condivido il gusto per le corride e la
frequentazione di hotel di lusso e di locali notturni in cui si esibiscono ballerine
provocanti nella danza del ventre, a poca distanza da luoghi in cui si perpetra il
dramma della miseria, della morte per fame, della prostituzione di bambini.
Ma mi astengo da giudizi, giacchè solo Dio è Giudice, come ci insegnano le
Scritture, e torno al Sigismondo annichilito dal dolore per gli amori finiti: ma gioie
e sofferenze si rivelano formative del carattere del nostro, che, da lì a pochi anni è
in grado di approdare alla scelta della giusta compagna della sua vita, la dolce
Elena distinta e saggia collega, e poi sposa bella e innamorata, che gli fa ritrovare
la prorompente vitalità giovanile e scoprire l’autenticità del sentimento amoroso,
nonchè la baldanza delle iniziative turistiche, programmate in comunione d’intenti,
alla scoperta di nuove località, che consentono benessere fisico e psichico. Rose
senza spine sono ora i ritorni in patria dei nostri turisti felici, in due e poi in tre con
la fanciulletta Anna, che gode di ogni novità e svago, non soltanto negli Stati
dell’Europa continentale ed insulare, ma anche in paesi africani ed asiatici,
raggiunti con crociere e viaggi ben organizzati, fino all’ultimo, effettuati in Centro
America, visitando le terre scoperte da Cristoforo Colombo e le città fondate dal
fratello Bartolomeo e dal figlio Diego. E quel Far West che aveva appassionato il
ragazzo Sigismondo con le avvincenti avventure di Tex Willer sui giornalini a
fumetti, ora è tangibile, reale, godibile, dall’adulto in cui permane “il fanciullino
pascoliano” come in ciascuno di noi. Il “viso d’angelo e gli occhi di cielo” che
avevano affascinato Nerina, Lara, Sonia, Lunetta e poi Elena, ritornano a
sprigionare la felicità di vivere emozioni a lungo sognate, avendo ora accanto gli
affetti più stabili e cari: Elena ed Anna, insostituibili gioie della sua vita!
Roma, 13 dicembre 2009
Lucia Stendardo
Seguitemi nel mio libro
e potrete rivivere
viaggi,avventure e amori.

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Canto d'un disperso
(Poem of a missing)
Introduzione dell’autore
La poesia, se non esiste nel proprio animo, non si inventa; essa non è un prodotto della ragione, della riflessione. E’ invece, uno stato d’animo, una spontaneità che è dentro di te, che ti accompagna in tutte le tue speranze, in tutte le tue delusioni, in ogni tua scorribanda per il mondo; è infine un prodotto fantastico dello spirito che, sebbene legato alla realtà contingente delle cose umane, pure la trascende e la smaterializza.
Ognuno ha in sé l’anima del poeta, perché nell’essere vivente vi è il romanticismo che prevale sempre sulla forza bruta e trasforma l’uomo, anche il più arido, in un fanciullo.
E la vita fa rivivere i sogni, le speranze e le illusioni di tutti i giorni, facendo proiettare la tua gioia di esistere in questo tuo tempo!
E in questo modo tu ti leghi al desiderio di una vita futura in un’altra dimensione, in quella dell’eternità!
E la poesia fa da tramite tra questo tempo presente e quello del sogno infinito!
Ed è così che tu godi la magica speranza di essere un elemento indistruttibile dell’universo.
In questa raccolta, che ho voluto definire un “canto”, vi è tutta l’attualità e la spiritualità della mia anima, fresca e genuina, che non muore mai, perché anche dopo la morte, gli aneliti viventi si trasformano in pulviscolo cosmico e universale.
Questa raccolta di poesia esprime il mio mondo ideale e poetico della mia giovinezza e maturità durante le quali andavo alla ricerca di me stesso.
Essa è la sintesi della mia gioia di vivere che mi piace definire come il “Canto d’un disperso”, perché manifesta il progressivo rigenerarsi dello spirito vivente che dalla fase di disperazione e scoraggiamento perviene alla sua più alta moralità lirica e artistica.
Ora che mi sono identificato in modo reale, mi riconosco pieno di speranza e di sogni, nonostante tutto!
Gennaio 2010
Prefazione
Quando ho aperto il tuo plico (pacco?, plico?, si dice così?) ho sentito un tuffo al cuore e un vento meraviglioso, come un soffio vivificatore, ha investito il mio essere più profondo? Ho preso il tuo libro “Lara’s sunflowers” cioè “I girasoli di Lara” e le tue delicate, ingenue e vibranti poesie “Canto d’un disperso”.
Leggendo avidamente i tuoi e i nostri viaggi, la mia mente è andata dietro nel tempo e a lungo sono stato avvolto e travolto da brividi di piacere! Ho rivissuto i nostri masters in Romania e in Egitto, la tua straordinaria e sconvolgente passione e competenza archeologica, ma soprattutto l’amore struggente, romantico e disperato per Irina Kirova (che tu hai voluto chiamare Lara), la passione per sua sorella Sonja la gioia affettuosa per Caterina e per il vostro Pietro (mi piacciono i nomi tipicamente italiani che tu hai scelto). La tua storia romantica rimarrà eterna e indistruttibile, innanzitutto perché la tua Lara e Sonja non si sono sposate e vivono insieme ai loro figli, e questa scelta è legata all’anima romantica e alla cultura della donna russa, la quale, quando realizza un amore perfetto e profondo, vuole conservarlo per tutta la vita indissolubilmente.
I loro genitori non ci sono più, mentre Caterina e Pietro si sono sposati e hanno un figlio ciascuno e con Lara e Sonja hanno creato un unico ceppo ereditario!
Tutte queste notizie, insieme ai tuoi meravigliosi libri, mi sono stati dati da un allievo caro al professor Ivanov, anche egli scomparso!
Ho letto, come fossero mie, le tue poesie, che idealmente, sono dello stesso periodo del tuo viaggio a Mosca! Vi scorgo la stessa ansia per il futuro e lo stesso anelito di vita amorosa e genuina.
Io credo che nel cosmo tutti gli uomini sono sosia tra loro e in te colgo la stessa inquietudine e amore primordiale e cosmico della natura. Chissà, forse in un altro mondo tu dovevi essere nato in Russia, perché nelle tue poesie leggo la magnifica visione per l’universo e per le meraviglie del creato. In te colgo il lirismo e l’abbandono misterioso che non distingue l’uomo da tutte le creature viventi, e questo crea sensazioni e incanto che generano abbandono, misticismo e piacere sovrumano.
Anche la tua disperazione e il tuo vuoto che ti fanno prefigurare un viale infinito, senza speranza (ma poi ti rigenererai con l’amore di Irina!) sono solo apparenti perché alla fine la luce apparirà con i suoi bagliori arricchiti dalla fede e dalla vita eterna.
Le tue poesie sono piene di slanci inconfessati e fortemente desiderati ma lontani dalla ricerca ossessiva della cultura poetica occidentale e questa anima fa di te un fanciullo sempre fresco, genuino, eterno e legato all’intimo desiderio dell’abbraccio appassionato e inscindibile con tutte le creature viventi, anche quelle legate agli elementi della natura, dal vento alla pioggia, dai fili d’erba al mare e dagli animali al pulviscolo cosmico!
Novembre 2008
Ivan Kubizov
Professore di letteratura e poesia
estetica dell’Università di Mosca
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In questo meraviglioso romanzo
sarete avvolti dalla sconvolgente poesia
e dall 'incanto travolgente del deserto.

Anche il deserto piange
Romanzo
Sigismondo Sorgente
Profilo bio – bibliografico dell’autore
Sigismondo Sorgente, nato a Cellole (CE) l’11 novembre 1935, è un emergente scrittore della nuova generazione, con uno stile sobrio, elegante e delicato.
I suoi scritti manifestano l’intensa voglia di vivere e il forte impulso romantico e sentimentale.
Spirito inquieto ed esuberante, ha dato vita a molte attività sportive, turistiche, politiche e culturali nell’ambito comunale, provinciale e regionale.
Il suo libro STORIA DEL CALCIO CELLOLESE è la sintesi del suo impegno sportivo, durato oltre 40 anni, e tuttora attivo, ed è stato il suo primo cimento letterario.
Ma è stato il successivo lavoro in cui egli ha potuto dispiegare uno slancio artistico, lirico, romantico e fantastico, descrivendo avventure e storie sentimentali, vissute in prima persona (I GIRASOLI DI LARA).
Dello stesso periodo, nel 2004, fa parte lo splendido volume, CANTO D’UN DISPERSO, nel quale Sigismondo Sorgente esprime sè stesso, mettendo in luce il proprio mondo interiore, mediante incantevoli e bellissime poesie.
Infine, nel 2010, il presente romanzo, ANCHE IL DESERTO PIANGE, in cui l’autore affronta temi e argomenti ad ampio respiro, il cui interesse è legato ad ogni essere umano, in qualsisasi latitudine egli si trovi.
Sigismondo Sorgente
Romanzo
NOTA DELL’AUTORE
Gli argomenti finora trattati nei miei precedenti lavori,si sono riferiti ad aspetti di vita vissuta (Storia del calcio cellolese),a viaggi,avventure e amori,legati ad esperienze autobiografiche (I girasoli di Lara ) e al desiderio insopprimibile di esprimere il proprio mondo interiore,con tutti i sogni,le fantasie,la spiritualità e l’interiorità più profonda e più nascosta dell’animo poetico di ciascuno di noi (Canto d’un disperso).
In queste opere ho voluto svelare me stesso,rivelando innanzitutto il mio io più intimo e inconfessabile di fronte alla fragilità del mio essere nella perenne ricerca di appagamenti fisici e psichici che,se a volte hanno procurato benessere e sublimità,spesso generano insoddisfazione e infelice tormento!
Alla fine di questo percorso preparatorio,si raggiunge,però,una visione artistica più elevata e più distaccata delle cose umane,individuali e personali,descrivendo, non più il protagonista delle tue vicende private,ma un simbolo di ciò che accade a tutta l’umanità;e le disavventure e i guai narrati non appartengono solo ai singoli personaggi,ma a tutti gli uomini in modo universale,senza spazio e senza tempo!
E’ quello che ho cercato di realizzare in questa mia ulteriore fatica,intitolata: ANCHE IL DESERTO PIANGE.
E’ un romanzo ad ampio respiro,completamente fantastico,ma profondamente reale,con temi,sentimenti,ansie e tormenti vissuti in questo nostro tempo,attuale e concreto,ma con slanci,amori,pianti e desideri di ogni uomo e di ogni donna,che vogliono elevare la propria esistenza al di sopra della materialità!
Il filo sottile che mi lega in continuità con le opere precedenti è,però,l’avvolgente base romantica e sentimentale, non lacrimevole,ma coerente con la meravigliosa bellezza,il fascino sottile, la straordinaria perfezione e la natura arcana,poetica e incantatrice, che spingono l’uomo di ogni età,ricco, povero, colto o primordiale,a desiderare,a possedere,a idealizzare e a idolatrare questa perfetta creatura femminile!
E’ quello che è accaduto a Zira e a Mirco,e che, spesso, avviene continuamente,sia pure con modalità diverse;come pure la straordinaria influenza,esercitata da Zira,sul piano politico,non è fantasia,ma realtà,perché già realizzata nei tanti periodi storici:basti pensare alla grande Caterina di Russia o a Cleopatra! Ho cercato di usare un linguaggio piano,semplice,in modo che fosse accessibile e comprensibile agli eventuali lettori, dotati di fantasia,senso critico e culturale e di profonda umanizzazione.
Tutte le persone e le istituzioni, citate e descritte in questo volume. sono immaginarie e frutto della fantasia,come pure le vicende, narrate nelle città di Roma,Sulmona,Parigi,Perugia e nell’immaginario emirato arabo di Araman,sono del tutto inventate e non hanno nessun riferimento con la realtà. Le foto in copertina sono state prese dal mio archivio personale.
Cellole, 11 novembre 2010
Sigismondo Sorgente
PREFAZIONE
Quando ho cominciato a leggere questo libro,confesso che avevo dentro di me un piccolo sentimento di prevenzione,anche per la grande quantità di testi presenti in commercio, scritti con troppa infatuazione, sprovvedutezza, superficialità e senza la necessaria preparazione,la delicata sensibilità e il minimo rigore linguistico e descrittivo di base!
Poi,mi sono imposto di essere imparziale,liberando il mio pensiero da ogni sorta di condizionamento psicologico,legato soprattutto alla profonda amicizia, che mi unisce al mio amico e autore Sigismondo Sorgente.
E così, mi sono immerso nella lettura di questo romanzo, ANCHE IL DESERTO PIANGE,che gradatamente e in modo sempre più affascinante, mi ha interessato,mi ha avvolto e mi ha avvinto,a mano a mano,per la sua trama,per le vicende dei protagonisti,per il loro romanticismo, per le loro ansie disperate e per il loro travolgente amore.
E allora,ho scoperto tutte le altre caratteristiche,le virtù,le doti e le pregevoli qualità del volume.
Innanzitutto, la struttura, l’intelaiatura dell’opera e l’equilibrio delle varie fasi impostate e descritte sono mirabilmente armonizzati tra di loro,come un’unica,gradevole e delicata narrazione,con tutti gli avvenimenti,i loro accadimenti,la loro successione,il loro intreccio, la loro naturalezza e la contemporaneità dell’immediatezza reale! I personaggi di Zira,MircoAmin,Silvia,Livio,Vania e tutti gli altri sono vivi,palpitanti,tangibili,come appartenenti alla vita concreta di tutti i giorni e,sebbene immaginari,appartengono alle storie che si svolgono quotidianamente!
Il ritmo della narrazione è,poi,sempre frenetico,senza pause e senza noia,come una storia avvincente,da vero “giallo”,che tiene il lettore sulle spine,legato strettamente allo svolgimento delle vicende narrate.
Lo stesso stile descrittivo non subisce variazioni e difformità linguistiche e grammaticali,perché è semplice,con toni delicati, con accenti spesso rivolti al lirismo e al romanticismo che incantano il lettore,facendolo sognare e proiettandolo in un mondo arcano e fantastico e rendendo piacevole e scorrevole la lettura che,come dice l’autore,è accessibile a tutti,purché dotati di fantasia e di sensibilità romantica!
In questo suo lavoro,l’autore,per essere uno che scrive per puro piacere e gusto e non per professione,è già in una posizione pregevole di capacità narrativa,perché riesce a fondere le vicende amorose e romantiche con gli altri aspetti politici,culturali e amministrativi, che tra loro interagiscono,formando degli unici e grandi intrecci e tessuti,nei quali la narrazione si sostanzia,e da essa il lettore trae linfa,facendo diventare attuali e drammatici tutti gli aspetti descritti,come messaggi non solo per l’uomo di oggi ma per l’intera umanità presente e futura,e cioè,la degradazione e l’inquinamento urbanistico e territoriale,la non violenza,il terrorismo,i sequestri,la pace nel mondo,la democrazia e la libertà tra i popoli e,soprattutto,vero e proprio vademecum ( illusione dell’autore? Non credo! ),il modo con cui si debba e si possa operare,affinché i governi (qui si parla di un ipotetico Araman,ma vale per ogni Paese) dimostrino volontà,capacità e assenza di corruzione nel dirigere una nazione! E tutti questi messaggi sono concreti e realizzabili,specialmente quando si constata la loro ammissibilità,riflettendo che l’unità d’intenti e la mirabile possibilità realizzatrice sono sostenute sia da Zira,nel corso del drammatico confronto con il suo sequestratore e sia da Mirco,Amin e l’emiro,come veri e spontanei testamenti politico-amministrativi! Infine,e non ultimi,altri importanti valori vengono fusi con la bravura descrittiva dell’autore,cioè,l’amore che unisce come bene universale,le radici della propria Patria, che non si rinnegano,e soprattutto,la necessità di mettere al primo posto il merito e le proprie capacità come unico fattore di progresso,elemento rarissimo oggi,perché ormai stanno prevalendo l’immoralità,l’arrivismo e la corruzione a tutti i livelli.
Tutti questi caratteri descrittivi,di stile,di contenuti e di sentimenti, sono così pregevolmente fusi e unitariamente naturali,che questo romanzo, ”ANCHE IL DESERTO PIANGE”, eleva l’animo umano con i tanti momenti lirici,poetici e fantastici,a tal punto che esso non può mancare nella propria biblioteca!
Sanaa, 24 novembre 2010
Kabir El Kalif
**** L’uomo delle stelle ****
Nota dell’autore
Il fine di questo libro non è quello di tracciare la mappa della criminalità in Italia,di segnalare questo o quel gruppo mafioso: sarebbero necessari delle prove, dei ruoli legali o abiti psicologici, da veri procuratori o da appassionati “detectives”, che allo stato attuale non posseggo o non desidero avere; anche perché, già altri, bravissimi e coraggiosi,hanno realizzato o lo stanno facendo. E’,invece,il percorso e l’esplorazione di un osservatore o di un avventuroso viaggiatore che, accompagnato dai suoi personaggi,scruta i paesaggi, le valli e i monti, le città e i paesini,le pianure e le campagne, prosperosi, della nostra Italia, individuando, però, anche, una vasta rete sotterranea e pericolosa, lunghe radici, che come gramigna avvolgente e stritolante, ne soffoca lo sviluppo,l’economia e la libertà! E’ la descrizione di tutte queste intricate maglie della malavita, che presenta volti senza nomi, con una oscura e impenetrabile maschera,irriconoscibili! Si vogliono presentare il fenomeno e l’organizzazione della mafia e della malavita in modo reale,perché esistenti, ma generalizzati e non individualizzati nei loro effettivi
protagonisti; soprattutto, si vuole creare una coscienza, combattere il male! Tutto ciò che viene descritto fa riferimento a reati veramente certi, perché desunti dalla stampa, dalla televisione e da testimonianze, rivelatrici di aggressioni e terrorismi, ma con autori verosimili, inventati! Si vuole individuare il male, non gli autori! La narrazione ha carattere romanzesco e inventato,perché se i possibili protagonisti possono essere autori concreti di simili violenze, noi li presentiamo in modo verosimile, non perfettamente uguali a quelli veri!
Ogni riferimento a persone,fatti,situazioni e luoghi descritti in quest’opera, non ha, perciò, nessun legame con la realtà,perché frutto di opinione,fantasia e invenzione.
Cellole,16 giugno 2011
Sigismondo Sorgente
Prefazione
Opera ficcante, intrigante e spregiudicata! L’autore,pur volendo offrire una indagine priva del rigore legale,scandaglia e analizza il profondo male che affligge la nostra nazione,non solo italiana! E la narrazione,legata ai minuziosi aspetti della violenza e del terrorismo sottile della mafia,spesso con descrizioni fredde, allucinanti e senza spiragli, non nuoce all’intelaiatura romantica, sentimentale e ricca di imprevisti, nella quale Luca e Laura,belli e magnifici giovani, aspiranti,come milioni di coppie,ad un legittimo avvenire,vengono descritti come i veri portatori degli stimoli e delle doti con cui alla fine sono i sicuri vincitori contro tutte le difficoltà! In questo romanzo l’autore ci offre un quadro desolante, espresso con semplicità e competenza linguistica,della realtà mafiosa, da lui presentata in modo generalizzato, con grandi immagini e descrizioni realistiche,nelle quali il lettore si cala, vivendo tutti gli avvenimenti, come se stessero accadendo a lui medesimo! Ormai, il Sorgente, come già ci ha dimostrato con le altre
sue opere, riesce ad elevare il discorso, le descrizioni,i dialoghi, creando visioni piacevoli, con un linguaggio semplice, obiettivo, concreto e ricco di variazioni, senza ripetizioni, ma efficace sul piano della narrazione e della comprensione dei concetti,che vuole esprimere.
Anche quest’opera si colloca sul piano letterario e dello stile prediletti dall’autore, che è quello del neo-romanticismo reale, vivo e palpitante e non freddo e arido!
Cellole,26 luglio 2011
“Tiberio e Caio Gracco”
NOTA DELL’AUTORE
Arriva sempre il momento in cui ognuno di noi interroga sé stesso, nelle fasi cruciali della propria vita! E’ accaduto a tutti e sta accadendo anche a me! Chiedo a me stesso quali sono il destino dell’umanità e gli scopi della vita dell’uomo. Cerco di fare delle indagini introspettive e fredde, razionali e scientifiche, quasi dimostrative, come un filosofo, ragionando sommessamente, come in una conversazione. A volte le risposte sono semplici e scontate, altre volte più complicate, ma spesso mi devo arrendere di fronte alle soluzioni universali definitive, incomprensibili dalla mia mente di essere umano limitato. E allora, se non si vuole essere inquieti, privi del conforto e della pace interiore, la fede rappresenta il solo porto, dove la nostra anima può rifugiarsi, avvolta dalla serenità e dalla quiete spirituale! In questo mio lavoro ho scelto la poesia come forma elevata per esprimere i miei stati d’animo, sicuro di riuscire a risolvere le mie contraddizioni morali e religiose, sciogliendo le mie paure e le mie disperazioni umane, mediante i voli artistici, che solo la lirica può dare!
Cellole, lì 27 marzo 2012 Sigismondo Sorgente
Il disegno della copertina è di Sigismondo Sorgente.
PREFAZIONE
In questo libro Sigismondo Sorgente ha voluto ripercorrere la vita dell’uomo e della natura, cercando di intuire l’universo e il creato, in una visione razionale e disperata nello stesso tempo. Attraverso le domande e le risposte, che l’autore ha voluto porre a sé stesso, è scaturito un esame scientifico, ma anche filosofico, come se egli volesse ritenersi appagato dalle risposte date ai suoi quesiti. E tutte queste poesie sembrerebbero come un insieme di resoconti sull’origine dell’infinito e dell’universo, senza nessuna possibilità di liberarsi dal destino apparentemente meccanicistico dell’umanità! Ma, proprio per questo anelito di desiderio verso la libertà e l’universalità, espresso dall’autore ne I SOGNI TRA LE STELLE, il linguaggio poetico si eleva, prende slancio e si libra nello spazio, assumendo il piglio e l’espressività leggeri di un canto, rivolto non più al solo uomo, ma a tutte le creature della natura e all’intero creato, sviluppando un ritmo armonioso e un lirismo artistico, come un messaggio divino tra le stelle, le costellazioni e l’universo, realizzando il sogno dell’infinito, come unico obiettivo di tutte le creature, come inesauribile polvere di stelle, quello cioè di credere ad una vita indistruttibile tra gli astri!
Cellole, lì 27 marzo 2012 - Il sognatore tra le stelle

ITINERARIO SOCIO-CULTURALE DELLA
PROPRIA LINGUA MATERNA E DELLE
ORIGINI ESPRESSIVE
NOTA DELL’AUTORE
Nel momento in cui ho iniziato a scrivere questo volume il mio pensiero è andato indietro nel tempo, fino ai primi anni della mia fanciullezza e, pensando ai miei genitori e a tutti i miei compaesani cellolesi, ancora più indietro negli anni e allora si sono rafforzate di più in me la convinzione e la voglia irrinunciabile di ricostruire le radici del nostro linguaggio originario affinchè questo immenso e straordinario patrimonio culturale,sociale, affettivo e umano non andasse perduto, o almeno, la fase iniziale,primaria e originale non fosse dimenticata o irrimediabilmente modificata dalle successive influenze dialettali e dalla parlata linguistica delle nuove generazioni locali. In tal modo io spero di riuscire con tale impegno, a proteggere la genuinità del nostro primitivo linguaggio, offrendo al lettore e alle future generazioni uno strumento obiettivo del proprio modo espressivo! Nello stesso tempo, come un novello archeologo mi propongo di rendere il più fedele possibile e nella maniera più efficace, il lessico linguistico di questo nostro modo originario di esprimerci vero tesoro di vita vissuta.
La lingua di un popolo, di una comunità, dei primi esseri viventi rappresenta la più profonda e intima essenza del proprio modo interiore di vivere e di rigenerare il meraviglioso miracolo del creato! E nessuno può farne a meno; chi ne è privo subisce un danno incalcolabile, come se improvvisamente perdesse la possibilità di vedere la luce e di sentire i suoni, e con essi, la musicalità e la bellezza dell’universo! Parlare, esprimersi,dialogare sono esigenze connaturate con la stessa necessità di respirare: l’uomo parla sempre! Anche se vive da solo inventa il suo linguaggio, con sé stesso,con le piante, con la pioggia,con il suo cane, con il fuoco che diventano suoi simboli viventi, simulacri di vita con i pesci,con il vento e con le stelle perché nel suo idioma vi è la sua anima,risiede la propria socialità!
Ecco, perché conservare e proteggere la lingua primitiva significa preservare la più profonda individualità.
Non è stato un impegno agevole comporre quest’opera,perché è stato necessario superare problemi fonetici, difficoltà linguistiche relative alla fedeltà dei vocaboli e tutti gli aspetti tecnici,che hanno fatto in modo da rendere la pronuncia dei termini dialettali fusa con la loro perfetta trascrizione, per cui, leggendo frasi, parole e dialoghi, il pensiero ha avuto perfetta corrispondenza con l’intonazione, la cadenza,l’accentuazione e la musicalità di chi si esprime in dialetto cellolese,proprio come se la lingua parlata fosse quella e nessun’altra! Certamente, questa ricchezza genuina e culturale potrà resistere nel tempo; tuttavia,come in ogni lingua interverranno modalità espressive nuove, che potrebbero senz’altro modificare il lessico e il tono esteriore. Noi siamo sicuri però che l’anima e l’intuizione di questo nostro dialetto rimarranno intatte, senza subire deterioramenti tali da deformare e snaturare il suo più profondo sentimento spirituale.
Un ringraziamento va ad alcuni miei compaesani molto anziani ai quali ho chiesto aiuto nell’esatta pronuncia di alcuni vocaboli e modi di dire che non riuscivo a ricordare fedelmente!
Va inoltre ricordato il prezioso intervento dell’amico Francesco Vettone, che ha curato la copertina, la cui rappresentazione topografica è stata presa da uno dei tanti atlanti geografici del Touring Club Italiano a cui va il mio ringraziamento.
Si pone all’attenzione del lettore un ‘ultima considerazione: diversi vocaboli del linguaggio locale sono sfuggiti al sottoscritto, per dimenticanza o per distrazione o perché deteriorati dall’uso e per questo caduti in disuso o scomparsi dalla parlata dialettale cellolese.
Per tutti questi motivi, si chiede tolleranza e paziente benevolenza.
Sigismondo Sorgente
PREFAZIONE
La riscoperta del nostro passato può avvenire attraverso vari modi: archeologia,storia, tradi-zioni, architettura,toponomastica,cultura in generale;quindi,ogni aspetto dell’uomo,della sua vita, dell’ambiente circostante contribuisce a conoscere il passato di un popolo,di una etnia, di una comunità,di un villaggio.
Sigismondo Sorgente si è cimentato,forse,nell’aspetto più complesso e meno studiato in una piccola comunità: l’analisi della lingua della sua amata Cellole. Attraverso lo studio della lingua cellolese,che lui definisce materna,egli ha inteso contribuire alla continuità della parlata di un popolo,di una comunità che,seppure incastonata nell’”area aurunca” - fino al 1975 Cellole, addirittura,era una delle tante Frazioni del Comune di Sessa Aurunca, - possiede una parlata sua propria che le deriva dalla maggiore vicinanza alle popo- lazioni dell’ “agro aversano “ che, notoriamente, hanno una parlata che risente molto dell’in- fluenza napoletana.
La finalità dell’opera di Sigismondo Sorgente è espressa già nel titolo della stessa: Le radici della nostra lingua. Essa sta a significare proprio che l’autore ha cercato di analizzare sul pia- no fonetico e linguistico le origini della stessa, al fine di preservarla e nel contempo offrirla come elemento di conoscenza del proprio passato alle future generazioni.
Certamente l’operazione ha richiesto impegno e dedizione; soprattutto perché l’autore,al fi- ne di cogliere e preservare le radici del linguaggio originario del dialetto cellolese - pur con- scio delle modificazioni subite dalle influenze dialettali e linguistiche, inevitabili per i rapporti e le influenze reciproche, di popolazioni che vengono a contatto tra loro - ha inteso cogliere tutto ciò attraverso la parlata viva, riportando anche brevi passi di conversazioni in lingua parlata dell’antico dialetto cellolese. Brevi conversazioni nelle quali è possibile cogliere l’ani- ma, la vita vissuta,la sinergia tra lingua e realtà di un popolo operoso e fortemente legato al- la propria storia.
L’aspetto che più colpisce è certamente l’amore e la dedizione per la propria comunità,di cui Sigismondo Sorgente si sente figlio e,nello stesso tempo,protagonista attivo per la conserva- zione, non solo della lingua, ma della storia delle tradizioni e della cultura che la comunità cellolese ha saputo conservare nel corso dei secoli. Cultura, storia e tradizione fortemente ispirate all’ambiente agricolo e contadino,come traspare anche da alcuni vocaboli in lingua.
Siamo convinti che il lavoro di Sigismondo Sorgente, così come tanti altri apparsi nell’ “area aurunca” negli ultimi anni, contribuirà a tenere viva l’attenzione per la lingua parlata a livello locale; operazione che certamente non intende contrapporsi o dimostrare il primato della lingua parlata su quella nazionale; ma semplicemente cercare di cogliere attraverso l’idioma l’anima di una etnia,di un popolo con tutte le sue specificità socio-culturali.
In quest’epoca di “villaggio globale” in cui l’unico linguaggio vivo,ormai, è quello informatico e telematico,riteniamo importante il lavoro di Sigismondo Sorgente, in quanto esso dimostra che le due anime possono convivere senza che l’una primeggi sull’altra ed ambedue concor- rere alla crescita socio-politica e culturale della comunità di riferimento.
Sessa Aurunca,estate 2012
SILVANO FRANCO
Università degli Studi di Cassino
e del Lazio Meridionale